giovedì 10 gennaio 2008

E Giovan Battista Marino? Ovvero, come non dire pane al pane chiamando spada una vanga

Devo alla citazione che ne fa Stefano Bartezzaghi nella sua bella storia del cruciverba L'orizzonte verticale (Einaudi 2007) questo estratto da una prolusione che tenne W.H. Auden a Oxford nel 1956, degno di un ipotetico manifesto dei pignuoli. Auden chiederebbe a un critico letterario:

Ama, nel senso che ama davvero, e non che li approva in linea di principio:
  1. Le lunghe liste di nomi propri, come le genealogie dell'Antico Testamento e il Catalogo delle navi nell'Iliade?
  2. Gli enigmi e tutti gli altri modi per non chiamare 'spada' una spada?
  3. Le forme metriche complicate e di grande difficoltà tecnica, come gli englys, i drott-kvaetts, le sestine, anche se il loro contenuto è banale?
  4. Teatralità consapevolmente esagerate, e brani di adulazione barocca come il benvenuto di Dryden alla duchessa di Ormond?

Se un critico potesse rispondere in tutta sincerità «sì» a ognuna delle quattro domande, allora potrei fidarmi implicitamente del suo giudizio su qualsiasi questione letteraria.
Ovviamente non saprei dirlo meglio, o aggiungere qualcosa, e quindi mi limito alle pignolerie di servizio.
In realtà, nel punto 2. si parlava di "calling a spade a spade", cioè, vanghe a parte, "dire pane al pane".
Sugli englys, che poi sono englyns (anzi, englyn perché non facciamo il plurale delle parole straniere, ma se lo facessimo sarebbe englynion in gallese), vedi la voce Englyn della Wikipedia. Si fa presto a dire englyn: ce ne sono otto tipi, tra cui l'englyn del soldato e l'englyn monorima storto. Dei drott-kvaett (o, con ortografia più nordica, dróttkvætt) si parla all'interno della voce sulla poesia allitterativa.

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